Pièce for four computer-generated voices in four acts.
Produced by Fondazione MAXXI, Rome and staged at Villa Farinacci, in “Spettri”,
22-30 September 2018, curated by Giulia Gelmini as part of the initiative Move the Museum.
Variazione: Intraducibile is a performative environment set in a dreamlike scenario of sorts. Four thoughts without body comment over a seemingly dead body lying on a bare mattress inside a square room at the first floor of Villa Farinacci, Rome.
The intricate history of the building mirrors the complex unresolved relationships of the Italian mind with the trauma and drive of its own Fascist past: initially built in 1940 by Roberto Farinacci, a fierce affiliate of the National Fascist Party, after the end of World War II the mansion was designated as a restaurant in the 1960s until the mid-1970s, before being expropriated by the City of Rome and returned to the Farinacci family in 1975.
After more than eight years of abandonment, in June 1994 the villa was occupied and became the renowned squat La Torre, repeatedly cleared out by police forces between 1995 and 1997, and abandoned again ever since until June 2008, when renovation works had been initiated under the supervision of the municipality, to be publicly reopened in July 2018.
As the reclined body lies still on the floor, facing a retouched photograph of Licio Gelli pleasedly grinning, the villa sets the stage to a conversation running in circles between four uncanny voices, who hover over delusions, missed opportunities, and the impossibility to really express any feelings or truly communicate, while referencing fleetingly a number of shady episodes from the recent political history of Italy―as well as the inability of the Italian language to single out between the words “story” and “history.” The pun “I would rather be a ghost story than a history of ghost” generates, in translation, a nonsensical prank that runs ashore in a death loop: “vorrei più essere una storia di fantasmi che una storia di fantasmi”.
Photo: Luca Dammicco. Courtesy the artist and Fondazione MAXXI, Rome
Variazione: Intraducibile (Daisyworld III)
Pièce per quattro voci generate al computer in quattro atti.
Quattro personaggi senza corpo.
C’è un corpo morto in scena, ma può anche non esserci. Non è importante che ci sia un corpo in scena, ma qualcosa che lo ricordi. Può esserci o non esserci. Non sappiamo se c’è o non c’è.
Se c’è, forse finge.
Se non c’è, forse c’è stato. Non è importante se ci sia stato, o se finga. Non ci interessa saperlo.
L’importante è che se ne parli.
Quattro pensieri, né vivi né morti. Possibili. Persistenti. Desiderano esserci violentemente.
L’idea della timidezza (T); ciò che è celato, o mal detto; volontà di tacere; purezza; potenziale; la paura di chiedere; la paura di sbagliare; sentirsi inadeguati; ambivalenza; una voce di bambina.
La fine della vita (F); l’inorganico; l’inumano; l’eventualità che il sole si spenga; la fine di tutto; assenza; assenza di calore; pura freddezza; precisione macchinica; la distanza totale; indifferenza; una voce giovane maschile.
Il sabotaggio (S); l’incoscienza; autosabotaggio; l’idea del suicidio; liberazione dal dolore; violenza; contraddizione; senso di colpa; l’egoismo; senso di alienazione; rassegnazione; il guastafeste; una voce di bambino.
Il desiderio (D); impulsività; volontà di potenza; energia irresponsabile; voglia di piacere, di piacersi; godimento irrefrenabile; il sapore della carnalità; odore mammifero; narcisismo; fluidi caldi; il batticuore; farfalle nello stomaco; una voce androgina.
Un sistema 5.1 domestico. FR per (T); FL per (F); SR per (S); SL per (D); C e SUB tutto il resto.
Il file è un video vuoto. Il video non si vede, il cavo non è collegato, ma se si vedesse sarebbe solo nero, nessuna informazione. Il video contiene solo l’audio. Cinema cieco.
Il video della pièce deve funzionare come segue:
⅓ “azione”; il tempo della pièce; full on
⅔ “inazione”; standby; un tempo di attesa; non è spento, è inattivo; sospensione
Le voci hanno proprietà e valenza diegetica e mimetica: narratori (al tempo omodiegetici, al tempo eterodiegetici) e personaggi (mimetici).
Idee senza corpo, che tutto sanno e vedono e niente sentono.
*
ATTO I
Il corpo morto è in scena, prono; o qualcosa che valga per esso. Penombra.
(F) Raga è morto.
(T) Eh? Ch-chi?
(F) Questo, questo qui. È morto. Cazzo (freddo, impassibile) è morto. Davvero.
(S) “La fine è da dove partiamo.”
(T) Ma… io… non…
(F) Non mi interessa. Comunque è morto: guardate.
(S) “E sancire una fi..” (viene interrotto da D)
(D) E sta’ zitto, coglione!
(T) Ma perché? Ma cos’è? Ho paura. Io…
(S) Lo so, è colpa mia. Cristo, no; ecco; è colpa mia.
(D) Che bellezza, tutto-è-così-perfetto.
(T) (Si rivolge idealmente alla salma) Eh… Ehi. Sei lì? Morto? (silenzio) Sei morto? Ci sei? Ehi… (sottovoce, tra sé e sé) Non risponde… (silenzio)
(pausa)
(F) Non importa.
(D) Non importa. Perfetto. È perfetto.
(T) Ma…?
(S) Non importa, davvero.
(T) Ma è morto davvero?
(D) Che palle cazzo! Guarda… Chi se ne frega?
(S) Non so se ci credo. Ma che importa?
(F) Neanche lo vedo, ma è morto. Lo so.
(T) Sì…
(F) La più lunga assenza di vibrazione, che precede il momento della vibrazione.
(D) Non ricordi?
(S) Ho sonno, (pausa) ho tanto sonno.
(F) In meccanica quantistica, le particelle non hanno uno stato certo a meno che non siano osservate.
(D) Terra, Cloud, Città, Indirizzo, Interfaccia, Utente.
(T) Nessuna immagine pura. Non è così?
(S) Sogno cose che non sono mai successe.
(D) Lo sai che succederanno.
(F) Non succederanno.
(T) Le cose… le cose succedono…
(S) …e sarà colpa mia.
(F) Nulla succede.
(D) Client, Servizi, Applicazione, Piattaforma, Storage, Infrastruttura.
(S) Ho la sensazione… (esita) No… mi sembra di andare in automatico. Ma voglio decidere. Voglio decidere tutto io. Non mi importa che cosa pensate. Avete sempre delle idee migliori. Ma lo sapete? Cosa sapete? Che cazzo credete di sapere? Di… di me.
(T) Ecco… io…
(D) A cosa serve?
(S) Beh, allora… (F lo interrompe, solenne)
(F) Io sono la paura. Che tutto finisca. L’eventualità che il sole si spenga. Anzi la certezza che un giorno succederà. Per non succedere più. Assenza di calore. Assenza di vita. Indifferente.
(T) Mi nascondo. Io evito, io mi nascondo. L’idea della timidezza, forse. Questo sono. Credo. Ma ho paura di sbagliare. Non va mai bene. Niente va mai bene. Se fossi pura, parlerei. Perfettamente. Ma non l’ho mai detto. Dimenticatevelo. Dimenticatevi tutto.
(D) Noi siamo bellissimi. Ti passerò attraverso. Godo. Voglio godere. Voglio tutto. Farfalle nello stomaco. Leccarti dentro. Fino a che non vomiti. Impazziamo. Impazzire… con te.
(S) Mi manca tutto. Non sono, non sono mai stato. E mai sarò. Dolore. Non lo posso sentire. Vi divertite? Divertente? È divertente? Io non mi diverto. Facciamo basta. Facciamola finita! Finitaaa! Veloce. Non mi basta. È già troppo.
(F) È morto. Tutto muore.
(D) C’è qualcosa che non muore mai.
(S) Magari morisse… magari morissi!
(T) Non lo so.
(F) (D) (T) Allora è morto, non importa se è vero o no.
Si accende una luce forte per pochi secondi.
(S) Questo delirio inutile.
(T) Il sotterraneo.
(F) Autosuggestione.
(T) Forse.
(D) SI LO VOGLIO.
(S) Aspetta…
(D) ORA.
(T) Un corpo...
(S) Cosa?
(T) Un corpo… mi manca.
(D) Lo voglio un corpo. MIO.
(F) Corpo. Ti serve uno psichiatra. Vi serve uno psichiatra. Uno bravo.
Uno strizzacervelli, di quelli bravi però.
(D) Io ti guardo da lontano. Ti voglio.
(S) Il resto del giorno.
(T) Certe giornate…
(F) Stop.
(T) Lavoraci. Lavoriamoci.
(S) Lavorarci?
(D) Lavora tu! Lavorateci voi!
IO NON LAVORO
Tu lavori, io gioco.
(F) Siete infetti.
(D) Assimilami.
(F) Mai. Neanche nell’ultimo dei sogni, nemmeno se fosse l’ultimo sogno che mi rimane o niente, il nulla. Nemmeno lì. Nemmeno allora.
(T) Come siamo diventate così?
(S) Vorrei schiantarmi.
(F) Non sento niente.
(D) Vorrei che sentissi tutto.
(F) Non sento niente.
(S) Non sento più niente.
(F) Non ho mai sentito niente.
(T) No… è vero… non sento niente. Ma…
(D) Si può. Basta volerlo abbastanza.
(F) Non capisci. Noi non siamo qui.
(T) Eppure…
(F) L’universo è imploso. Neanche un ricordo.
(S) S… si. No.
(T) No.
(F) L I C I O
(D) Vorrei... (S lo interrompe)
(S) Non mi aspetto nulla.
(T) Ma lui chi è? Cioè, chi “era”?
(D) E mi scappa da ridere…
(F) Un maschio bianco.
(T) Cioè?
(F) Inutile.
(S) Ma non c’è qualcosa che sia giusto?
(F) Figlio unico, ovvio.
(D) Parlano ma non capisco. Di certo non mi interessa.
(F) Un male incurabile. L’insofferenza. La sofferenza di chi è stato amato troppo.
(S) È chiaro che il pensiero dà fastidio.
(T) Stava… male?
(F) Ah non si sa. Questo non si dice. Sindrome dell’Adriatico.
(D) E come stai? Domanda inutile. Stai come me.
(T) Sembra… che…
(F) Ecco, l’arte. Eccola qui l’arte. Mi fanno schifo gli artisti.
(S) Non li odio, li evito.
(D) I fascisti sono tornati.
(T) Qui…?
(S) E altrove.
(F) Il rimosso torna sempre.
(D) Brutale. A cazzo dritto.
(T) Roma…
(F) Life’s Good.
*
ATTO II
Luce. Molto forte. Due luci.
(S) Non ci capiamo.
(T) Non parliamo.
(F) Fantasmi.
(T) Non possiamo…
(D) Estate eterna.
(S) Anidride carbonica. Mi soffoca.
(D) Devi capirlo.
(T) Non si può dire.
(F) Manca un pezzo.
Una luce si spegne.
(D) Io non sento niente.
(S) Io non sento nie… (F lo interrompe)
(F) Vorrei più essere una storia di fantasmi che una storia di fantasmi.
(T) Qualcosa dove non dovrebbe esserci nulla.
(S) È un equivoco.
(D) È uno scherzo.
(F) La visione di un futuro.
Si spengono le luci. Penombra.
(S) Non ci sarà il lusso di poterne parlare.
(D) I fantasmi della storia.
(T) Ci sono… nel futuro. Torneranno…
(F) Tornano sempre.
(D) Non saper distinguere tra story e history.
(F) Il racconto e il passato.
(T) L’idea e la realtà,
(S) È come se non esistessi. Una lunga giornata. Si allunga sfilacciata. Eterna senza niente.
(F) Storia, perdonali perché non sanno quello che fanno.
(D) I would rather be a ghost story than a history of ghosts.
(S) Non vuol dire niente.
(F) Storia, perdonali perché non sanno quello che fanno.
(T) Perché… non riesci a sentirlo?
(S) Non sento niente.
(D) Perché non riesci a capirlo.
(F) Storia, perdonali perché non sanno quello che fanno.
(T) Le pietre cantano.
(D) La notte ululo quando godo.
(S) Un giorno mi ammazzo.
(D) Un giorno ti ammazzo.
(F) Indifferenziato.
(T) I figli del pensiero… nascono senza cuore.
(S) Senza pensarci.
(F) I morti tornano.
(S) I numeri contano.
(pausa)
Il morto canta, a cappella, il bridge centrale di “Paranoid Android”; nel modo più secco e impersonale possibile, senza interpretazione:
Rain down, rain down / Come on rain down on me / From a great height / From a great height, height / Rain down, rain down / Come on, rain down on me / From a great height / From a great height / Rain down, rain down (that's it, sir, you're leaving, the crackle of pigskin) / Come on rain down on me (the dust and the screaming, the yuppies networking) / From a great height (the panic, the vomit, the panic, the vomit) / God loves his children / God loves his children
(F) Qualcosa è successo.
(T) Lo sappiamo.
(S) Ma non lo sentiamo.
(D) Voglio fare un macello.
(S) ACAB
(F) Ascolto, esecuzione, controllo.
(D) Ho voglia di violenza.
(T) Parlare e non capire.
(S) Parlare e non capirsi.
(D) Questi fiori si seccheranno.
(F) Sono già secchi.
(S) Oh lo so cosa tu vuoi sapere…
(T) Dicono che la peggior catastrofe arrivi quando nessuno la vede.
(D) Irrisolto.
(S) Irrisolvibile.
(T) Quanto poteva essere.
(D) Quanto potrebbe essere.
(F) Non lo è.
TUTTI Un rombo assurdo mi riempie le orecchie, me le riempirebbe se le avessi. Un riverbero accecante mi buca gli occhi, se li avessi. Questo sentimento, che non posso sentire, mi addenta il cuore, mi strizza il fegato, mi sfonda i polmoni. Me lo immagino così.
(pausa)
TUTTI Le pietre cantano. (silenzio) E noi? Mi si fermerebbero le parole in gola; se non fosse tutto scritto. Criminale. Testa di cazzo. È tutto finto.
*
ATTO III
(F) Il consenso dell’istituzione.
(S) Silenzio-assenso.
(D) Gli hanno dato dei soldi.
(T) Pe… Per cosa?
(S) Per questo.
(F) È tutto finto.
(S) È tutto finito.
(T) Ma cosa c’è di vero?
(S) Il dolore.
(D) L’amore.
(F) La morte.
(S) Sento puzza di responsabilità.
(D) Monte verità.
(F) Questo universo non parla la tua lingua.
(S) Non c’è fine.
(T) Vorrei solo essere dimenticata. Dimenticami. Dimenticatemi. Solo così si può pensare di ricominciare qualche cosa. Bisogna finire per cominciare. Magari funzionerà!
(F) Ironia della sorte. Cerchi così tanto il silenzio, disperatamente, e trovi solo parole. Parole, parole, e ancora parole. Non ti daranno pace. L’inferno è essere parlati, senza parlare. Senza potersi fermare. Senza silenzio. Una risata continua senza versare una lacrima.
(S) Inarrestabile.
(T) Infernale.
(F) Bisogna scomparire per poter tornare.
(T) Come un fantasma.
(S) La musica è nelle pause. Cretino.
(D) E questo è tutto. Quello che si perde da una trasposizione a un’altra.
(F) Niente è tutto.
(pausa)
(S) Salvami.
(T) E se non ci riesco?
(S) Allora dimenticami.
(T) E se non ci riesco?
(D) Chi sono?
(F) Nessuno.
(T) Non sono nessuno.
(F) Non sei nessuno.
(S) Non sono nessuno.
(D) Non sei nessuno.
(T) Avoir défait l’amour pour devenir capable d’aimer.
(D) Voglio diventare ricco.
(F) Anni 90 remix.
(S) Passager clandestin d’un voyage immobile.
(F) Liberati di te. Fallo al più presto.
(T) Vagare ha alleviato il dolore di sentirsi straniero in ogni luogo.
(S) Gli anni passano.
(F) “Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio.”
(S) “Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.”
(D) “Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.”
(T) (tace; incomprensibile)
(F) Hiroshima ‘45
(pausa)
(D) Chernobyl ‘86
(pausa)
(T) Windows ‘95
(pausa)
(S) Genova 2001
(pausa)
(F) Wall Street 2008
(pausa)
(T) Troppa sensibilità.
(D) Se potessi suderei. Vorrei.
(F) Tante parole per nulla.
(S) Ci sono persone che piangono di notte.
(T) Ci sono persone…
(D) Ci sono persone che piangono alla luce del sole.
(F) Ci sono persone che piangono per nulla.
(S) Ci sono persone che non piangono mai.
(T) Non fidarti di loro.
(F) Ci sono persone che hanno bisogno di rovinare le cose per crederci.
(D) Mimesi.
(S) Un’accurata combinazione d’ignoto e familiare.
(D) Così è che ti vorrei.
(T) Fallisco sempre.
(F) Non spiegare la poesia. Le cose non sono per tutti.
(S) Le cose belle non sono per tutti.
(F) Solo la morte è per tutti.
(D) Il resto è fotta.
(T) Le pietre cantano una canzone senza odore.
*
ATTO IV
(S) Le parole parlano.
(D) I sentimenti sentono.
(T) L’amore… ama?
(F) L’amore muore. Prima o poi.
(D) Tu sei già morto. Non sei mai stato vivo.
(F) E allora?
(D) I chilometri. Sono solo ore. Sto volando.
(F) L’illusione. Che la terapia funzioni. La malattia sei tu. Togliti di mezzo e risolvi.
(S) “Non piangere quando ti sveglierai.”
(T) “Io sono con te.”
(S) “In ogni maledetto istante che ci vuole dividere e non ci riesce.”
(F) La via che sale e la via che scende sono la stessa cosa.
(D) Non ti credo. Non lo sento. Non sento niente.
(T) Fidati.
(D) E se non ci riesco?
(S) E se non ne vale la pena?
(F) Continua a provarci finché non muori.
(D) Ma è stato già scritto tutto. Non si può cambiare ormai.
(S) Quello che non si può scrivere, fa la differenza.
(D) No.
(S) Deve farla.
(T) La lucidità… è non avere scelta. Facile aver scelta. Vacillare nella scelta. Rimediare a una scelta. Scelta scellerata. La lucidità è non avere scelta. Se ci credi non vedi. Non c’è bisogno di vedere per credere. Ma io sbaglio sempre.
(F) Provare per credere.
(D) Credere per provare.
(S) Vorrei provare qualcosa.
(T) Se ci credi...provi qualcosa.
(D) Voglio provartelo, provartelo. Provartelo. Perché tu mi possa credere.
(F) Provaci.
(T) Si può credere senza provare.
(S) Ma non provare senza credere.
(D) Non so più quello che provo né quello che credo.
(T) Non credi niente.
(F) Non senti niente.
(S) Feel something, believe nothing.
(D) Che cosa?
(T) Prova qualcosa, non credere niente.
(S) I cool kids dell’arte.
(D) I cool kids della musica.
(F) Moriranno tutti. Il tempo passa.
(T) Ma che cosa significa?
(pausa)
TUTTI Siamo stanchi. Siamo tanto stanchi.
(T) Ma di cosa?
(S) Di fare qualcosa.
(F) Di fare troppo.
(S) E allora fa' di meno.
(D) E se non fosse abbastanza?
(F) Non sarà mai abbastanza.
(T) Ma se niente fosse abbastanza?
(S) Allora basta.
(T) Se fai il meglio che puoi. Fai il meglio che puoi. Il meglio che puoi sarà abbastanza.
(D) Perché fai quello che fai?
(S) Perché non ho altro da fare.
(F) Perché non c’è nient’altro da fare.
(T) Perché nient’altro è abbastanza.
(D) Perché non voglio altro.
(S) Per chi fai quello che fai?
(F) Per tutti.
(T) Per nessuno.
(D) Per noi stessi.
(S) In un mattino senza luce, ho visto un sasso che brillava. Ma non ci ho creduto. Pensavo alle barche, che affondano, e non ci ho creduto. Pensavo alle case, che crollano, e non ci ho creduto. Pensavo ai giorni che mancano alla mia morte, e non ci ho creduto. Pensavo ai soldi, che servono, e non ci ho creduto. Pensavo ai bivi, che ingannano, e non ci ho creduto. Pensavo a scelte, mancate, e non ci ho creduto. Pensavo agli alberi, che cadono, e non ci ho creduto. Pensavo alle stagioni, che cambiano, e non ci ho creduto. Pensavo al peggio, che strano, e non ci ho creduto. In un mattino senza luce, ho visto un sasso che brillava, ma non ci ho creduto.
(pausa)
Si accende una luce. Molto forte. Poi due luci.
(T) È la solita storia.
(S) Perdonami.
(pausa)
(S) Vorrei più essere una storia di fantasmi che una storia di fantasmi.
(D) Ma di che storia stiamo parlando?
(F) Storia, perdonali perché non sanno quello che fanno.
(T) Il senso della storia è nel perdono.
(F) La storia non perdona.
(S) Vorrei dimenticare. Vorrei poter dimenticare. Tutto.
(T) Devi ricordare.
(D) La storia è lineare.
(S) La storia è circolare.
(si spengono le luci)
(F) C’è bisogno di finire, per continuare a cominciare.
(D) Non mi viene il respiro. La mia anima brucia ma non sento dolore. Sarà il fumo che s’alza che mi soffoca lentamente. Non mi viene il respiro.
(T) Bisogna andarsene se si vuole tornare.
(S) Sbaglio sempre tutto.
(F) La storia ricorda solo i vincitori.
(D) Il senso della storia è nel perdere. Perdono tutti. Qui perdiamo tutti.
(T) La storia ricorda solo i criminali.
(S) I fantasmi siamo noi. Siamo sempre stati noi.
(F) L’individualismo ha fallito, ma non esiste una collettività.
(T) I bambini di oggi sono i morti di domani.
(D) Rimani qui.
(S) Gli amici di oggi sono i nemici di domani.
(D) No. Non voglio.
(F) I vincitori di oggi sono i perdenti di domani.
(D) E ancora, e ancora, e ancora, e ancora. E ancora. E ancora, e ancora, e ancora. E ancora. E ancora, e ancora. E ancora. E ancora, e ancora, e ancora, e ancora, e ancora. Ancora. E ancora. E ancora, e ancora, e ancora, e arcona, e aorcan, e ancroa, e acrona, e ancora, e cranoa, e racnoa, e naocra, e anroc… (F li interrompe)
(F) Basta. (silenzio) Gli amori di oggi sono i dolori di domani.
(T) Le pietre cantano una canzone senza amore.
(S) Sono qui, i fantasmi della storia.
(D) Non lasciarmi andare.
(T) Ricordami, e non ritornerò.
(F) Dimenticami, e tornerò per sempre.
(pausa)
(S) E così, credo, che siamo alla fine della storia.
(D) Non può finire così.
(F) Sì, siamo alla fine della storia.
(D) No ti prego!
(T) Sembra che sia così.
(F) Siamo alla fine della storia.
(D) Non può finire così!
(F) Eppure…
(si accende una luce)